Cari fratelli e sorelle in Cristo, cari cappellani, volontari, amici e sostenitori della Stella Maris,
questa è la seconda Domenica del Mare che celebriamo nel contesto della pandemia del COVID-19. Il mondo si è fermato, ma le navi non hanno mai smesso di trasportare da un porto all'altro attrezzature mediche e medicinali essenziali per sostenere la lotta contro la diffusione del virus. Ciò sta a sottolineare come l'industria marittima sia una parte vitale dell'economia globale. Circa il 90% del commercio mondiale, infatti, si muove grazie alle navi o, più precisamente, ai 1,7 milioni di marittimi che vi lavorano.
Ringraziamo la gente di mare per il suo lavoro. La nostra gratitudine si trasforma in preghiera affinché il Signore le conceda forza nei momenti di debolezza, unità nella diversità, navigazione sicura e tranquilla e, una volta terminato il contratto, la felicità di riunirsi ai propri cari.
Ci sono stati ripetuti appelli da parte di organizzazioni internazionali (ONU, OMI, OIL), sindacati, armatori e gruppi religiosi affinché i marittimi siano riconosciuti come "lavoratori essenziali", al fine di velocizzare i cambi di equipaggio e dare loro priorità nelle vaccinazioni. Ma pochissimi sono stati i paesi che hanno agevolato questi cambi o attuato una politica chiara riguardo le vaccinazioni. Ciò ha messo in luce una profonda contraddizione dell'industria marittima. Da un lato, essa è altamente globalizzata ma, dall'altro, i diritti e la protezione dei marittimi sono frammentati tra diversi attori che spesso non rispondono ad alcuna regolamentazione o autorità superiore.
Partendo da questa pandemia, vorremmo invitare l'industria marittima ad imparare ad agire in modo unitario facilitando i cambi di equipaggio, le vaccinazioni e rafforzando l'attuazione degli standard internazionali per salvaguardare e tutelare i diritti umani e lavorativi della gente del mare.
È stato stimato che a settembre 2020 circa 400.000 marittimi che avrebbero dovuto essere rimpatriati erano, di fatto, bloccati in mare a causa del COVID-19. In alcuni casi, essi non erano potuti tornare a casa da ben 18 mesi. Il COVID-19 ha inasprito le condizioni di lavoro e di vita di centinaia di migliaia di marittimi che sono rimasti bloccati a bordo, costretti a lavorare molti più a lungo del solito. Ciò ha influito non solo su di loro, ma anche sulla vita quotidiana delle loro famiglie. I problemi di isolamento, solitudine, separazione e ansia per la famiglia e i propri cari lontani migliaia di chilometri, insieme all'incertezza del proprio futuro, hanno aumentato lo stress fisico e psicologico a bordo delle navi, a volte con conseguenze tragiche.
Facciamo appello agli armatori, alle società di gestione, agli agenti e ai reclutatori affinché considerino i membri d'equipaggio qualcosa di più di una semplice "forza lavoro" e si ricordino che sono esseri umani. Sollecitiamo lo sviluppo di pratiche lavorative, basate sulla dignità umana piuttosto che sul profitto, e si preoccupino pertanto di fornire tutto quanto necessario per migliorare il benessere mentale, fisico e spirituale dei marittimi.
Dal gennaio 2021 sono stati segnalati 38 atti di pirateria, di cui 33 navi abbordate, due tentativi di attacco, due navi contro cui è stato aperto il fuoco e una dirottata. Pur se gli atti segnalati potrebbero essere diminuiti, la violenza contro l'equipaggio è in aumento. Si tratta di sconfortanti richiami alla fragilità di un'industria marittima, già messa alla prova dalla pandemia. I marittimi hanno il diritto di svolgere il proprio lavoro senza correre il rischio di essere rapiti, feriti o addirittura uccisi. Inoltre, la pirateria oltre a sconvolgere l'economia globale mette sotto considerevole stress questi lavoratori e le loro famiglie con la costante minaccia di rischi e pericoli.
Chiediamo a tutti i governi e alle organizzazioni internazionali di individuare soluzioni durature al flagello della pirateria, consapevoli della necessità di affrontare il problema fondamentale della disuguaglianza nella distribuzione dei beni tra i paesi e dello sfruttamento delle risorse naturali. Inoltre, gli armatori dovrebbero adottare tutte le misure preventive necessarie per garantire la sicurezza non solo delle navi e del loro carico, ma soprattutto dei marittimi.
La Federazione Internazionale dei Lavoratori dei Trasporti (ITF) ha segnalato un raddoppio delle navi abbandonate, che sono passate da 40 nel 2019 a 85 nel 2020. L'abbandono della nave avviene per una serie di diversi motivi. Quello più comune è la decisione deliberata di un armatore di sbarazzarsi di una nave che non ritiene più economicamente sostenibile, equipaggio compreso. Bloccati in un paese straniero, con salari non pagati, nessuna prospettiva di guadagno immediato e senza cibo, l'equipaggio abbandonato si trova in condizioni disumane e le famiglie subiscono conseguenze finanziarie immediate e devastanti.
Al fine di prevenire le tragiche conseguenze dell'abbandono in mare, chiediamo la piena attuazione dei nuovi obblighi previsti dalla Convenzione sul Lavoro Marittimo (MLC 2006), adottata nel 2014 ed entrata in vigore nel 2017. Gli armatori sono tenuti ad avere un'assicurazione obbligatoria a copertura dell'abbandono in mare, per il pagamento delle spese comprendenti vitto, acqua potabile, cure mediche e costi di rimpatrio.
Il numero dei naufragi e degli incidenti marittimi è in calo, ma anche uno solo è troppo, soprattutto quando i marittimi vengono feriti, muoiono, sono dispersi in mare o vengono ingiustamente criminalizzati e detenuti a tempo indeterminato. Queste sciagure talvolta sono provocate dalle forze della natura, ma ci sono troppi casi di negligenza da parte di coloro che preferiscono privilegiare il profitto rispetto alla sicurezza. Ogni tragedia crea disperazione nelle famiglie, i bambini restano senza genitori e non c’è nessun luogo dove deporre un fiore e dire una preghiera.
Innalziamo la nostra preghiera a Maria Stella del Mare, affinché accompagni nel porto sicuro del cielo coloro che non sono più con noi e dia conforto ai parenti e agli amici addolorati.
Durante tutta la pandemia, i cappellani e i volontari della Stella Maris sono sempre stati al servizio dei marittimi e dei pescatori. Sono presenti nelle loro vite, adattando costantemente il loro ministero al mutare delle circostanze e rispondendo ai bisogni spirituali e materiali di questi lavoratori.
Preghiamo perché tutti i cappellani e i volontari della Stella Maris continuino ad essere: “… apostoli fedeli alla missione di annunciare il Vangelo, manifestate il volto premuroso della Chiesa che accoglie e si fa vicina anche a questa porzione del Popolo di Dio, rispondete senza esitare alla gente di mare, che vi attende a bordo per colmare le profonde nostalgie dell’anima e sentirsi parte attiva della comunità. Auguro a ciascuno di voi di riscoprire ogni giorno la bellezza della fede, per testimoniarla sempre con la coerenza della vita” [1].
Affidiamo a Maria, Stella del Mare, il benessere della gente del mare, l'impegno e la dedizione dei cappellani e dei volontari e La preghiamo di continuare a proteggere tutti noi da ogni pericolo, in particolare dal COVID-19.
[1] Papa Benedetto XVI, Roma, XXIII Congresso Mondiale dell’Apostolato del Mare, 23 Novembre 2012