Messaggio di Papa Francesco
Rivolgo il mio più cordiale saluto agli organizzatori e ai partecipanti del Convegno “Prepare the Future: Building a regenerative, inclusive and sustainable economy”. Da quando è iniziata la pandemia da Covid-19 ho ripetuto più volte che non si può uscire uguali da una crisi, se ne esce peggiori o migliori. E quello che accadrà dipende dal nostro impegno. Per questo ho chiesto alla Commissione Vaticana per il Covid-19 di preparare il futuro, attingendo alla più alta scienza, con il realismo del Vangelo, e mettendosi dalla parte degli esclusi.
Purtroppo, a due anni dall’inizio della pandemia dobbiamo constatare che si sono perse tante occasioni per modificare la propria rotta. Stiamo assistendo a nuove ingiustizie e disuguaglianze. La custodia della nostra casa comune, l’aumento della fame, della povertà e del commercio delle armi, e la condivisione dei vaccini continuano a rappresentare delle priorità e delle sfide per tutti. Il mondo dell’economia e della finanza ha una grande responsabilità in tutto questo ed è dunque decisivo per favorire un cambiamento di prospettiva e per aiutare a trovare soluzioni creative.
Vi auguro dunque che dal confronto di oggi non emergano dichiarazioni di intenti o messaggi sui grandi principi: vi esorto a prendere impegni concreti, a fare la vostra parte perché l’economia e la finanza siano a servizio delle persone e della nostra madre terra. I vostri indicatori di successo non siano i soli profitti, l’espansione, i rendimenti a breve e brevissimo termine. Siano invece il numero di persone che escono dalla povertà estrema, che possono lavorare dignitosamente. È così difficile creare le condizioni perché tutti possano contribuire alla trasformazione del mondo con il proprio lavoro?
Voi potete fare la differenza: come vorrei che ognuno sentisse come propria la responsabilità di preparare un futuro diverso!
Vi saluto e vi benedico, augurandovi ogni successo.
Dal Vaticano, 12 gennaio 2022
Un appello affinché le imprese siano una forza per il bene di fronte alle richieste del mondo post-COVID
Voci globali del mondo degli affari, della finanza, dell'economia dello sviluppo e del mondo accademico si sono riunite mercoledì 12 gennaio per discutere di come le società siano state trasformate dalla pandemia da COVID-19, e per presentare nuovi modelli di economia che riconoscano il valore della natura, delle persone e della società. L'evento virtuale, in forma privata, intitolato "Preparare il futuro, costruire un'economia sostenibile, inclusiva e rigenerativa", è stato organizzato dalla Commissione COVID-19 del Vaticano e da Deloitte, una rete multinazionale di servizi professionali.
"L'attuale pandemia da COVID-19 è l'ultimo di una lunga serie di avvertimenti che i nostri attuali modi di vivere non funzionano", ha ammonito il Cardinale Michael Czerny, Prefetto ad interim del Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale (DSSUI) nelle sue osservazioni di apertura. "È un altro campanello d'allarme che ci implora di lasciarci alle spalle la mentalità del "business as usual" e la ricerca di una crescita economica incrementale e unidimensionale".
Facendo eco alle parole di Papa Francesco, il Cardinale ha osservato che è necessario un modo alternativo di pensare se vogliamo uscire da questa emergenza in modo resiliente e unito. "Il concetto di preparare il futuro ci sfida ad usare la nostra creatività come non abbiamo mai fatto prima e a ritagliare un nuovo percorso oltre questo tempo di crisi che inizia con un cambiamento radicale, olistico e sistemico, in modo che possiamo vivere tutti insieme in pace con particolare attenzione per gli ultimi tra noi, e in armonia con il nostro pianeta".
Se da un lato i relatori hanno evidenziato come la pandemia da COVID-19 abbia ingigantito le disuguaglianze economiche e sociali di lunga data, dall’altro la discussione si è concentrata sulla via da seguire, mettendo in luce il ruolo determinante che le imprese hanno nel preparare un futuro migliore che non lasci indietro nessuno. Punit Renjen, CEO di Deloitte Global, ha definito la crisi climatica come una delle più grandi minacce che l'umanità deve affrontare, e ha evidenziato che i lockdown hanno portato alla più forte riduzione delle emissioni globali mai registrata: "dimostrazione concreta che un'aria più chiara, un'acqua più pulita ed ecosistemi più sani non sono solo possibili, ma probabili se agiamo ora”. Renjen ha poi sottolineato che "le imprese ha la responsabilità di proporsi come una forza per il bene nel mondo”, spiegando che “come aziende abbiamo le competenze e le risorse per produrre un impatto sociale reale e duraturo, e se possiamo allora dobbiamo".
Un ritorno ai valori fondamentali e al bene comune
Molti dei relatori hanno descritto la crisi attuale come un'opportunità per connettersi ai valori spirituali fondamentali, che appartengono a tutta l'umanità. "Purtroppo, oggi, è un fatto irreversibile che l'economia globale è alienata perché i comportamenti economici dell'uomo sono in contrasto con la 'Verità Universale'" ha detto il Professor Jiang Bo-Kui, ricercatore senior del Taihe Institute, un think tank con sede a Pechino, in Cina. "Per gli esseri umani, è una scelta positiva liberare il potere spirituale della 'Verità Universale' in quanto valore spirituale comune (Summum Bonum), e dare nuova vita alla tradizione nella società contemporanea, in modo da promuovere la costruzione di una comunità con un futuro condiviso per l'umanità e la 'Casa Comune'”.
La Baronessa Minouche Shafik, direttrice della London School of Economics e autrice di "What We Owe Each Other: Un nuovo contratto sociale", pubblicato in Italia da Mondadori, ha auspicato un nuovo contratto sociale che riconosca le nostre interdipendenze, favorisca il sostegno reciproco e l’investimento gli uni negli altri, e che sia più esigente per ciascun individuo. Secondo la Baronessa Shafik "un nuovo contratto sociale che dia a tutti una vita decente e dignitosa e la possibilità di contribuire - ciascuno secondo le proprie possibilità - al bene comune è possibile. Il momento attuale ci presenta un'opportunità storica per un cambiamento duraturo a questo scopo".
Richard Houston, CEO di Deloitte Nord-Sud Europa, ha poi riflettuto sulla promozione del bene comune, attraverso la lente delle tecnologie digitali. Ha parlato dei rischi e dei benefici che queste tecnologie e innovazioni comportano per l'inclusione sociale e la sostenibilità e ha chiesto un approccio nuovo e integrale per sfruttare il loro potenziale per ridurre le disuguaglianze in futuro. "La tecnologia e l'innovazione ci hanno permesso di connetterci in tutto il mondo. Hanno permesso alle imprese di prosperare. Ma se quella tecnologia non può essere usata per connettere le persone a un'istruzione e a un lavoro di alta qualità, allora vedremo una maggiore disuguaglianza di reddito, un aumento della disoccupazione, una crescente dipendenza dal governo e un aumento delle migrazioni di massa". Houston ha poi chiesto una maggiore collaborazione tra le imprese, i settori pubblico e civile per "ripensare il modo in cui si formano intere generazioni e sfruttare al meglio l'opportunità di progettare il futuro del lavoro".
Il Professor Stefano Zamagni, Presidente della Pontificia Accademia delle Scienze Sociali, in un commento al termine dell'evento, ha spiegato che con il suo intervento ha "cercato di offrire tre proposte specifiche per raggiungere l'obiettivo che dà il titolo al convegno, incentrate soprattutto su un'economia socialmente sostenibile, ambientalmente sostenibile e fraterna".
Le sfide e le opportunità che derivano dalle migrazioni, e più in generale dalla mobilità umana, sono state presentate da Padre Fabio Baggio, Sottosegretario della Sezione Migranti e Rifugiati del DSSUI che ha offerto prospettive complementari sul tema dalla comunità internazionale e dalla Chiesa Cattolica. Mentre la mobilità umana contemporanea è chiaramente considerata un'opportunità per una crescita sostenibile e inclusiva, "questo potenziale rimarrà irrealizzato finché non ci sarà un serio impegno per migliorare la connessione e la coerenza delle politiche demografiche, migratorie e di sviluppo", ha detto. "Pertanto, vale la pena fare la scelta giusta oggi, optando per la governance globale dei flussi migratori, per un dialogo multilaterale attento ai bisogni e alle opportunità di tutti i paesi, per una reale corresponsabilità nella risposta alle emergenze umanitarie, e per la costruzione di società interculturali e coesive".
Nel corso dell'evento, i partecipanti hanno chiarito che un altro tipo di economia è possibile, transitando da un'economia che sfrutta le persone e il pianeta ad una che serve tutti e non esclude nessuno, nel rispetto dei sistemi ecologici.
Nelle osservazioni conclusive, Suor Alessandra Smerilli, Segretario ad interim del Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale e Delegata del Papa per la Commissione Vaticana COVID-19, ha rimarcato che le parole pace, azione, interconnessione e cura devono essere parte integrante del processo di ripensamento e riforma dei sistemi economici. "Pace, che siamo chiamati a perseguire prima di tutto come adulti per i nostri giovani. Azione, che parte dall'ascolto, dal discernimento e che è concreta e porta a risultati visibili. Interconnessione, perché non ci si salva da soli. E infine, cura, un'azione concreta, un orientamento per rispondere alle domande che ci siamo posti. Non possiamo denunciare i sistemi e cambiare ciò che non ci piace se prima non siamo disposti a cambiare noi stessi".
L'evento è stato presentato da Alessandro Gisotti, Vice Direttore editoriale del Dicastero per la Comunicazione, e si è concluso con l'esibizione dell'Orchestra d'Archi del Conservatorio di Santa Cecilia.