Con il blocco della mobilità sono saliti i bisogni legati alla mancanza di cibo e di sostentamento economico proveniente dal lavoro informale. Ciò ha messo in difficoltà una larga fascia di persone che vivono nei campi, in particolare i minori. L'Associazione 21 luglio, da anni impegnata nell'assistenza alle popolazioni rom e sinti, anche con il sostegno della Fondazione Migrantes della Cei, ha perciò avviato un progetto per distribuire "pacchi-bebè" a circa 250 bambini alla settimana nei campi della città di Roma.
"Il messaggio e la richiesta di aiuto - ha spiegato in una intervista a Vatican News Carlo Stasolla, presidente dell'Associazione - privilegia la dimensione di deprivazione alimentare dei bambini 0/3 anni e non l’appartenenza etnica, secondo un principio della nostra associazione. Mettiamo comunque in evidenza il fatto che si tratti di bimbi che vivono in baraccopoli. Andiamo con i nostri volontari a ritirare i beni acquistati direttamente a domicilio delle famiglie donatrici una volta alla settimana. Cerchiamo di assicurare che le famiglie donatrici mantegano il loro impegno per due mesi. I beni vengono stoccati nel centro sociale “Polo Ex Fienile” che gestiamo in un quartiere periferico di Roma, Tor Bella Monaca . Lì i pacchi vengono confezionati una volta alla settimana al sabato mattina all’aperto nel giardino del centro sociale da un gruppo di volontari ben distanziati (suddivisi in cinque gruppi, uno per ogni tipologia di pacco-bébé), in modo da dare massima visibilità alla preparazione di pacchi. Attraverso brevi video, messaggi, disegni abbiamo iniziato a favorire dei contatti e degli scambi a distanza fra mamme che donano, mamme che ricevono, mamme che confezionano i pacchi, con effetti molto forti di creazione di un sentimento di appartenenza comune, non scontato e che va organizzato per potersi dispiegare".
Inoltre, ha proseguito Stasolla: "Abbiamo creato gruppi whatsapp attraverso cui restiamo in contatto con le mamme per dispensare consigli, ascoltare i disagi, dare sollievo nei momenti più duri, inviare attività da realizzare con i propri figli durante le ore trascorse in casa. Abbiamo attivato un servizio che consente di ascoltare fiabe in lingua italiana e in lingua romanes (romani chib): “Fiabe al telefono”. In ogni pacco-bebè mettiamo anche un volantino di Fiabe al telefono in modo da segnalare l’importanza del gioco e della fantasia anche in questa fase di confinamento, e la presenza di opportunità di relazione al di là dell’aiuto materiale. Abbiamo messo a disposizione dei bambini nelle baraccopoli alcuni accessi a internet così da potersi collegare con le piattaforme progettate dalle scuole. In collegamento con i loro cellulari supportiamo i bambini nelle ore di studio. Abbiamo rinforzato gli aspetti di pressione, advocacy e plaidoier con appelli alle istituzioni perché vengano attivate misure urgenti finalizzate a tutelare il diritto alla salute e alla continuità scolastica".